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FALSA FATTURAZIONE NEL COMMERCIO DELLE BEVANDE: UN FIUME IN PIENA. L'Avvocato risponde 

FALSA FATTURAZIONE NEL COMMERCIO DELLE BEVANDE: UN FIUME IN PIENA.

Continuiamo ad attingere dalle notizie di cronaca del nostro giornale, per trarre spunto di approfondimenti legali sulle fattispecie di reati che, di volta in volta, vengono evidenziati dalla narrativa dei fatti.

Oggi, insieme all’avvocato Simone Labonia, commentiamo la vicenda (non certo di poco conto), dall’emissione di oltre € 39 milioni di fatture false, allo scopo di evadere l’I.V.A. nella commercializzazione di bevande.

Purtroppo anche in questa occasione, dalle indagini delle Fiamme Gialle, è spuntata la figura di un nostro concittadino, coinvolto con altri numerosi indagati, nella commistione di detto illecito: concluse le indagini preliminari dalla Procura di Trento, sarà a breve avviata la fase di rinvio a giudizio.

L’elevato numero di persone coinvolte ed il vasto palcoscenico dell’azione criminosa, (che si è sviluppata sull’intero territorio nazionale), ha fatto emergere, tra le altre contestazioni, anche e soprattutto quella di “associazione per delinquere”, fattispecie regolamentata dall’art.416 Codice Penale, con una punibilità della reclusione da 3 a 7 anni, e di cui è sanzionata anche la semplice partecipazione.
Se, come in questo caso, gli associati sono in numero di 10 o più, è previsto un aggravio di pena, così come se vengono usate armi nel compimento dell’illecito: caso in cui sono previste pene da 5 a 15 anni.

Proprio in riferimento ad una “associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false”, la sentenza 2458/2015 della Corte di Cassazione, ha dichiarato legittima la misura di “custodia cautelare in carcere”, a carico di un soggetto a cui era stato contestato anche il reato “transnazionale” (ai sensi della legge 146/2006), per il coinvolgimento di gruppi operanti all’estero.

La ricca bibliografia riguardante la criminalità di “casa nostra”, ormai ci ha abituati alla conoscenza del famoso “art.416 bis” del Codice Penale, che configura l’associazione a delinquere di “stampo mafioso”, con pene da 10 a 15 anni di reclusione.

Altro illecito che emerge dalla vicenda che prendiamo in esame, è l’emissione di fatture o documenti per operazioni inesistenti, al fine di evadere l’I.V.A.
La nostra normativa prevede la reclusione da 4 a 8 anni per tale fattispecie di reato, oltre sanzioni amministrative che vanno dal 135% al 270% dell’importo evaso.
La Corte di Cassazione con sentenza 1894/2012, ha sancito che anche la sola registrazione di fatture false, seppur non inserite in dichiarazione, costituisce di per se reato.

Contestata anche l’omessa dichiarazione sulle imposte indirette (come appunto l’I.V.A.): in tali casi la sanzione amministrativa prevista, va’ da un minimo del 120% ad un massimo del 240% sulle imposte dovute.

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